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Il blog “Terra&Chianu” nasce dalla voglia di alcuni ragazzi di Tusa di condividere uno spazio (anche solo “virtuale”) nel quale poter confrontarsi su temi che riguardano il proprio paese.
Questo blog, pertanto, vuole rappresentare uno strumento attraverso cui ognuno può esprimere le proprie opinioni e le proprie idee sulla vita del paese.
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giovedì 16 ottobre 2008

Lettera di Paolo Lidestri a Giuseppe Macaione e Domy

Pubblico la Lettera che mi è stata inviata da Paolo Lidestri.

I contenuti ed i messaggi credo siano di notevole rilievo per me e per tutti i giovani di Tusa.

Grazie Paolo

tChNu


Caro Giuseppe,

                ho appena letto il post di Domy, e ancora una volta viene espresso un moto di fastidio per la trattazione di una delle questioni più importanti per la vita di un comune: appunto i risultati elettorali per la sua compagine amministrativa. Anche con Antonino avevo avuto modo di scambiare qualche parola a Tusa, e il leitmotiv sembra essere lo stesso: basta con la discussione sulle elezioni, concentriamoci sui giovani e sul futuro (abbozzo grossolanamente, ovviamene).

Ora, tu sai benissimo che io ho cercato, subito dopo le elezioni, di incanalare la discussione sul «che fare» del nostro tempo, e a tal proposito ho inviato una lettera a Carmelina Patti nel tentativo di evitare le recriminazioni che potevano esserci dall’una e dall’altra parte, facendo salva la buona fede di ognuno, per vedere se era possibile rinserrare le file, pur nella mutata e per certi versi più difficile situazione politica che ci veniva consegnata dal risultato elettorale.

Ti ho pure detto che la risposta di Carmelina è stata di ben altro tono, miope e risentita oltre ogni immaginazione (quando parlo di questo con Luciano, gli sembra una follia che da quel versane non solo manca un minimo di riflessione autocritica ma ci si ostina ad addossare agli altri la ragione della propria sconfitta), e solo uno scambio di vedute a tu per tu ha potuto permettere di comprenderci un po’: dell’una e dell’altra lettera ti invio copia, con preghiera di farle pervenire a Domy: forse comprenderà quanto sia difficile uscire dal pantano in cui ci si trova.

Io penso che sia un errore cercare di esorcizzare i problemi, come se così facendo si potesse davvero compiere il salto che ci serve. Non c’è alcun futuro positivo davanti a noi, se le principali forze che dovrebbero scriverlo marciano divise e non si risparmiano colpi bassi. In questo clima, che cosa ci dovrebbero guadagnare i giovani? E, poi: dove stanno questi giovani tanto vogliosi di mettersi in gioco e di fare la propria parte? Davvero niente possono fare per indurre i meno giovani a darsi una regolata?

Ecco, io credo che se questi giovani esistono, essi devono assumersi la responsabilità e la fatica di dimostrarlo, di sapersi mettere assieme di più e meglio di quanto non abbiano saputo e sappiano fare i loro genitori, di saper mettere da parte beghe personali e piccoli interessi particolari; insomma, devono saper dare prova di far vivere loro, nel loro impegno associato e seppure in nuce, il modo nuovo di fare politica della nuova società a cui tanto (sempre che, davvero, vi) aspirano.

Quelli come me (contrariamente a quanto pessimisticamente pensa Domy, con ancora in testa tanti ideali e tante speranze), sono partiti, appena adolescenti, proprio così, costruendo quel che non c’era ancora o non c’era più (io e mio cugino, per esempio e a soli 11 e 12 anni, la FGCI), cercando di dare con l’esempio il senso pieno delle parole che si sentivano di spendere a nome e per conto dei più svantaggiati. E così a Prato, ad anni ormai raddoppiati, mi presi la briga di alimentare una poderosa battaglia, facendo leva sulla fabbrica in cui lavorava mio cognato Enzo (che per quella ragione perse il lavoro), per il punto unico di contingenza (quella «famigerata» scala mobile, cioè, che per più di un decennio ha consentito a diverse centinaia di migliaia di famiglie di lavoratori di farsi una casa). E potrei continuare con qualche analoga iniziativa, spesso solo contro tutti, per alcune vicende relative ai lavori autostradali, a noi più vicine. Tra queste, anche quella del Tabulario che ben conosci.

Quel che voglio dire è che non ci sarà nessuno ad apparecchiare la tavola per i giovani, meno ancora ad imbandirla secondo i loro gusti. Se hanno voglia e passione, essi devono sapersi conquistare lo spazio a cui ambiscono, mettendoci tutto il tempo che un impegno di questo genere pretende e rifuggendo la tentazione (il fastidio contro l’approfondimento delle questioni in campo, ne è chiara espressione) di passare dalla scorciatoia della superficialità (quando non dalla rimozione dei problemi più spinosi), con la pretesa di fare prima.

Per essere più concreti. Mettiamo che questi nuovi giovani si trovino a doversi esprimere sul Piano regolatore generale; come si comporteranno, lo leggeranno tutto con assoluta attenzione per poi dare un consapevole giudizio di merito oppure, a seconda dei casi, lo approveranno o lo respingeranno senza neppure leggerlo perché troppo lungo? E se gli fosse chiesto di preparare delle proposte per correggerlo e migliorarlo, lo farebbero studiandoselo punto per punto oppure alla rinfusa, tanto per scrivere qualcosa?

Ecco, Giuseppe (e Domy), noi siamo proprio in questo frangente: dal Piano regolatore può dipendere un importante input per una proficua fase di sviluppo della nostra realtà sociale o, all’opposto, la continuazione indisturbata delle tradizionali pratiche di saccheggio e/o di sconvolgimento del nostro particolare assetto urbanistico e produttivo. La stessa cosa vale per le barriere soffolte e per tutti quegli interventi e quelle opere che nulla hanno a che fare con i bisogni sentiti dalla gente comune, a partire dall’acqua, dai parcheggi, dalla vivibilità complessiva della nostra cittadina, la quale non a caso stenta ad approssimasi agli standard di vita e di benessere della moderna civiltà contemporanea.

Per tutto questo ci vuole un di più non l’assenza di politica (come amava dire don Lorenzo Milani: «I Care», cioè, il contrario del motto fascista «Me ne frego»), al suo più alto livello di espressione e di coerenza. Sapendo però che il domani non si potrà costruire se non con gli uomini d’oggi, con i loro tempi, i loro difetti, le loro contraddizioni. Se si vuole contribuire a renderli migliori, bisogna partire da qui, da quello che concretamente c’è, ora e subito e con un po’ di minor puzza sotto il naso.

Bacioni,

            Paolo

giovedì 9 ottobre 2008

"Parentopoli Siciliana"

Ringrazio Orazio per aver stimolato questo tema.
Mi ha chiesto di attivare un post perchè indignato come me di quanto succede in Sicilia e non solo.

Riporto le parole di Orazio: 

""L'argomento che propongo è quello che ha tenuto e tiene tutt'oggi banco sui giornali e media italiani ed è la cosiddetta "Parentopoli Siciliana". Cioè quel fenomeno uso e consunto che tanto caro a chi governa la regione siciliana  (ma possiamo dire in uso a tutti... dai singoli comuni, ai C.d.A. dei vari ATO, AUSL, Consorzi, ecc.) che ama circondarsi dei parenti più stretti sistemandoli e piazzandoli in posti chiave e ben remunerati.
E' inutile dire che questo modo di fare genera un vero e proprio sdegno nei cittadini... ma vedo anche.. che l'argomento sembra quasi "normale". Ma ci si può assuefare a tutto???? anche agli scandali più gravi. Ciò che sembra scandaloso davvero è questo senso di impunità che ha questa classe dirigente siciliana, ma anche questo stato di rassegnazione che abbiamo tutti i cittadini i quali, invece di gridare la loro incazzatura, sembriamo oramai soggiogati da questo andazzo. D'altra parte, cosa ci si può aspettare da una opinione pubblica che invece di punire elettoralmente chi mal governa, li premia????
Sarei davvero curioso di sentire gli effetti delle persone che interverranno, oltre che la tua e delle persone che ti collaborano!!!""

Caro Orazio qual è la mia opinione!!

Sono indignato di quanto succede in Italia in quasi tutti i settori.

Mi sono fatto un'idea, noi Italiani siamo quelli della "paccarella sulla spalla"!!
Non abbiamo la forza di ribellarci a quanto vediamo perchè se fossimo al  posto dei "parenti" ci comporteremmo proprio come loro!

Mi chiedo. 
- Si sono mangiati l'Alitalia pagando manager con stipendi d'oro, 
- le banche rischiano di fallire e lo Stato garantisce con soldi che non ha, 
- la scuola pubblica è stata sfreggiata dalla Gelmini;
ecc. ecc.

E noi Italiani cosa facciamo!!
Niente Niente Niente..

Perchè:
1) siamo addormentati
2) siamo come "loro"

Non so cosa mi deve preoccupare di più.

Cari amici non proccupatevi della fiacca del blog.

Se sono pochi a scrivere quando questi non hanno tempo si nota!!!

Vorrei suggerirvi di non avere molte pretese nel breve periodo, le inerzie sono tante!!

Accontentatevi di un contributo ogni tanto,  è meglio una fiammella sempre accesa che un 

grande fuoco spento in poco tempo.

Saluti tChNu

lunedì 6 ottobre 2008

Cosa sta succedendo alla scuola Pubblica?


Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950 – pubblicato nella rivista Scuola democratica, 20 marzo 1950.

 Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.

Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice di quelle di stato. E magari si danno premi, come ora vi dirò. O si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A quelle scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.

Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

giovedì 2 ottobre 2008

Cosa succede nella nostra scuola ???

Cari amici del blog,

dopo un pò di riposo prendo la tastiera e voglio lanciare un SOS a guardare la nostra realtà scolastica che quest' anno sembra creare dei problemi alla nostra comunità.

Ci sono delle importanti novità che a molti lasciano dell' amaro in bocca...

Le regole si sa ci vogliono ma non si può non tenere conto delle esigenze dei bambini.Come si può pretendere che i bambini della scuola dell' infanzia (l' asilo) della I sezione restino a scuola tutto il giorno fin dai primi giorni???Ma passiamoci una mano sul cuore ,è il primo distacco dalla mamma , non dovrebbe essere graduale???

Per non parlare del nuovo obbligo che vieta a chiunque per la mensa voglia pranzare a casa di rientrare per le ore pomeridiane,a un senso questo ???

Per un genitore sentirsi dire dalla "SCUOLA" "se il bambino non vuole stare all' asilo se lo tenga a casa tanto non c' è l' obbligo di frequenza " che tipo di messaggio è....????

In un mondo in cui il rapporto tra scuola e famiglia dovrebbe essere un rapporto di collaborazione e condivisione il mettere le mani avanti e dire "i genitori non devono intervenire sulle decisioni della scuola" non è forse un eregere un muro ????

Soprattutto se i genitori vogliono solo il megio per i propri figli !!!
Penso che se è vero che "il buon giorno si vede dal mattino" quest' anno ne vedremo delle belle....