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Il blog “Terra&Chianu” nasce dalla voglia di alcuni ragazzi di Tusa di condividere uno spazio (anche solo “virtuale”) nel quale poter confrontarsi su temi che riguardano il proprio paese.
Questo blog, pertanto, vuole rappresentare uno strumento attraverso cui ognuno può esprimere le proprie opinioni e le proprie idee sulla vita del paese.
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martedì 25 agosto 2020

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domenica 10 gennaio 2010

Il calcio a Tusa

Chi è ben informato, può inserire qualche oggiornamento sulle nostre squadre calcistiche? Formazioni, classifiche, punteggi...
Grazie.

giovedì 7 gennaio 2010

Ciao, volevo solo far notare che nessuno si è indignato pubblicamente per ciò che è successo a Castel di Tusa. A me non interessa molto perchè ci sono tante altre spiagge, ma per chi ci abita forse è un problema. Un evento non atteso e non pronosticabile??? Assolutamente no!!! E' da anni che si denuncia l'evidente erosione della spiaggia, accentuata dalle barriere soffolte, che non solo non hanno svolto il ruolo per le quali sono state realizzate (ripascimento della spiaggia) ma che hanno sortito l'effetto contrario (erosione). Non mi venite a dire che è colpa del maltempo o del muretto...

martedì 10 novembre 2009

C’era una volta una spiaggia


Un giorno Bertrand Russell, il grande filosofo inglese del novecento, scrisse che tutta la filosofia occidentale in fondo altro non era stata che “una nota a margine di Platone”. Non abbiamo le competenze specifiche per confermare o confutare un’affermazione così impegnativa, che riduce tutto il pensiero filosofico europeo, da S. Agostino a Karl Popper, ad una mera rielaborazione accademica dell’autore del Simposio e della Repubblica, ma possiamo tuttavia prenderla in prestito per spiegare (a noi stessi, innanzitutto) il perché in Italia e in Sicilia si continui testardamente a perseguire, nelle scelte amministrative e nei comportamenti dei singoli, strade che portano soltanto al deturpamento delle bellezze naturali e al dissesto del territorio.

Dunque, non di note a margine a Platone vogliamo parlare ma di note a margine ad Attila, con la differenza che Attila distruggeva e basta mentre i moderni barbari distruggono costruendo.

Per limitarci alla nostra isola, basta infatti osservare la condizione in cui versano attualmente i beni paesaggistici, in particolare i boschi e le coste, con agglomerati umani o industriali che in questi ultimi 40 anni, come escrescenze dalla proliferazione inarrestabile, hanno invaso senza ritegno gli spazi della natura, sventrando colline, soffocando i greti dei fiumi e dei torrenti, stendendo un sudario di cemento sui chilometri e chilometri di litorale che erano il vanto e il fiore all’occhiello della Sicilia.

Se degli astronauti potessero guardare dall’alto di una ipotetica navicella spaziale il territorio siciliano prima e dopo la cura, probabilmente non ci porremmo più domande sulle cause di tragedie come quella di Giampilieri, essendo chiare le responsabilità dell’uomo su un evento che appena qualche decennio fa non avrebbe provocato di certo le macerie e le morti dello scorso due ottobre.

Lo scempio del patrimonio naturale isolano è, com’è ormai noto, il risultato di un intreccio inestricabile di interessi, negligenze e superficialità di privati cittadini e pubblici funzionari.

L’uzzolo irrefrenabile di modernismo ed un malinteso senso di paternità ha portato i primi ad abbandonare, nel secondo dopoguerra, le dimore avite e a pretendere di disseminare scriteriatamente il territorio di calcestruzzo per assicurare un tetto confortevole a se stessi ed alla propria discendenza, al grido di battaglia di “una casa per ogni figlio”. Senza regole e senza limiti, trasgredendo allegramente le prescrizioni urbanistiche e di piano e le norme in materia antisismica.

Case dalla volumetria incontrollata, costruite senza curarsi della destinazione delle aree, dei vincoli e delle distanze legali; case, tra l’altro, costruite spesso con sabbia sottratta alle spiagge e, quindi, con modalità doppiamente criminali: per il danno all’ambiente che si è causato e per la sicurezza delle stesse abitazioni, essendo notorio l’effetto corrosivo che la sabbia marina produce sulle intelaiature di ferro.

Ma tutto questo non sarebbe potuto accadere senza la colpevole assenza o connivenza dei pubblici poteri, ossia di coloro che avrebbero dovuto impedire il saccheggio. I comuni dell’isola non hanno mai brillato per politiche del territorio sagge e rispettose delle leggi e dell’ambiente. Il mattone è stato e continua ad essere in Sicilia soprattutto un grande “affare” ed un formidabile strumento per calamitare e gestire consenso politico. Leggi nazionali e regionali volutamente ignorate, piani regolatori (quando esistenti) vaghi e imprecisi, suscettibili di prestarsi alle più svariate (ed elastiche) interpretazioni, varianti approvate con compiacenti maggioranze trasversali per secondare gli scopi di palazzinari e speculatori tanto avidi quanto preziosi, per la politica, in termini di voti e di aiuto alle carriere. Nulla sembra essere cambiato dai tempi dell’impero romano, quando i maneggi e le buone entrature nei pubblici apparati dei grandi imprenditori edili riempivano la capitale dell’impero di insulae (i condomini dell’antica Roma, veri formicai stipati fino all’inverosimile di poveracci e innalzati in fretta e con materiali scadenti), sempre più alte e affollate.

Se a tutto questo aggiungiamo le penetrazioni tentacolari della malavita organizzata, che nell’edilizia ha sempre trovato una lucrosa fonte di investimento e di riciclaggio dei propri proventi illeciti, stupisce come finora Giampilieri sia rimasta, per fortuna, un caso isolato.

Ma fino a quando la tragedia di Messina resterà un episodio senza repliche? Il territorio isolano è al collasso e il trend meteorologico segnala che in Sicilia si sta invertendo la tendenza degli ultimi vent’anni ad avere autunni soleggiati, con temperature primaverili e scarse precipitazioni. Ammettiamolo: noi siciliani ci eravamo quasi dimenticati che settembre, ottobre e novembre sono la nostra “stagione delle piogge”. Le mareggiate e i frequenti nubifragi dell’ultimo triennio, invece, dovrebbero metterci sull’avviso che qualcosa sta cambiando, che l’isola sta tornando ad avere, come nel passato, stagioni autunnali degne del loro nome.

Il punto è, però, che un autunno che si rispetti, con tutto il suo carico di piogge e freddo, forse noi oggi non possiamo più permettercelo, perché il nostro uso sconsiderato del territorio rischia di trasformare in ogni momento un banale acquazzone in un diluvio universale.

Appare emblematico, a questo proposito, ciò che sta accadendo a Tusa Marina. Malgrado le voci dissonanti che nel recente passato si erano levate, con tanto di prove documentali attestanti gli effetti perversi di simili opere di contenimento, contro la balorda iniziativa del comune di collocare sul fondo del mare antistante la spiaggia le famigerate “barriere soffolte”, ossia dei grandi massi che, a detta degli estimatori, avrebbero dovuto proteggere la riviera dalle burrasche, l’autorità locale nel 2006 ordinò la posa di decine e decine di blocchi di cemento che oggi, a distanza di appena quattro anni, hanno eroso irrimediabilmente larga parte dell’arenile, mettendo in pericolo addirittura le abitazioni più prossime al mare.

L’avevamo detto e l’avevamo scritto: sarebbe bastato confrontare, foto alla mano, il prima e il dopo di spiagge a noi molto vicine, come quelle di S. Agata o di Patti, per scartare senza appello una soluzione, quella delle soffolte, mille volte peggiore del male che avrebbe dovuto debellare.

Non vogliamo qui insinuare che la scelta sia stata dettata da motivazioni diverse da quelle suggerite dalla necessità di un intervento pubblico a tutela della pesca e dei suoi operatori. Ma che quella scelta, in buona o in mala fede, sia stata una scelta sbagliata e controproducente è ormai sotto gli occhi di tutti: la spiaggia di Tusa Marina sta letteralmente scomparendo, stagione dopo stagione, e la causa della sua inarrestabile agonia non può che essere la posa di una barriera artificiale che impedisce il fisiologico scambio delle acque, alterando innaturalmente i delicati equilibri dell’ecosistema marino.

Ecco allora che la tutela dell’ambiente, da tema di nicchia riservato a pochi ingenui idealisti amanti del verde e della natura, diventa drammaticamente un tema di interesse generale, che non involge soltanto l’estetica violata di un territorio ma la sicurezza stessa delle gente che ci vive.

Cosa si può fare a stalla aperta e buoi scappati? L’ordinamento offre oggi strumenti legislativi in grado di consentire ad una collettività di intervenire adeguatamente a tutela del proprio patrimonio ambientale e, conseguentemente, della propria incolumità.

Si pensi innanzitutto all’accesso alle informazioni ambientali, disciplinato dal D.Lgs. nr. 195 del 19-08-2005, che, diversamente dalla disciplina generale dell’accesso agli atti amministrativi di cui alla legge 241/90, consente a tutti i cittadini (non solo, dunque, a chi ha un interesse diretto,concreto e attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata) di accedere a tutti i documenti e persino (anche qui contrariamente all’accesso agli atti amministrativi) a tutte le informazioni in materia ambientale detenute da un’amministrazione pubblica.

Si pensi ancora alle norme contenute nel D.Lgs 3 aprile 2006 nr. 152, cd. T.U. sull’ambiente, che facultano, oltre alle regioni, alle province autonome e agli enti locali, anche le persone fisiche o giuridiche che sono o potrebbero essere colpite dal danno ambientale o che vantino un interesse legittimante a presentare al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, previo deposito presso le Prefetture-Uffici territoriali del Governo, denunce e osservazioni concernenti qualsiasi caso di danno ambientale o di minaccia imminente di danno ambientale e chiedere l'intervento statale per la rimessione in pristino, dello stato dei luoghi o, in alternativa, per il risarcimento in forma specifica (art. 309)

Il successivo art. 310, poi, legittima tali soggetti ad agire per l'annullamento degli atti e dei provvedimenti adottati in violazione delle disposizioni del decreto stesso o avverso il silenzio inadempimento del Ministro dell'ambiente e per il risarcimento del danno subito a causa del ritardo nell'attivazione, da parte del medesimo Ministro, delle misure di precauzione, di prevenzione o di contenimento del danno ambientale. A loro volta, le associazioni ambientaliste possono intervenire nei giudizi per danno ambientale e ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l'annullamento di atti illegittimi (art. 18, comma quinto, legge 8 luglio 1986, nr. 349).

Si ricordi, in proposito, che l’art. 300, primo comma, definisce danno ambientale qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o dell'utilità assicurata da quest'ultima e che, ai sensi del successivo art. 311 e ferme restando le eventuali responsabilità penali, chiunque arrechi, anche colposamente, un danno all'ambiente è obbligato al ripristino della precedente situazione e, in mancanza, al risarcimento per equivalente patrimoniale nei confronti dello Stato.

Come si può notare, i mezzi in fondo ci sono, mancano forse ancora in certe aree del Paese, come la nostra, la coscienza e la volontà collettive di reagire e di costringere i privati e le amministrazioni a mutare le proprie condotte e a considerare il bene-ambiente come un valore assoluto che nulla e nessuno dovrebbe permettersi di vulnerare, pena lo scadimento della qualità di vita di coloro che risiedono in un determinato territorio e la messa in pericolo dello loro stesse esistenze.

Francesco Caruso, 6/11/2009

sabato 7 novembre 2009

Un "Dialogo" per ripartire

Orazio ti ha inviato un messaggio.

Oggetto: Riprendiamo a scrivere

"Caro Giuseppe, spero di trovarti bene e in salute , quì la vita scorre... piano piano.. ma scorre. Che ne dici di provare a ravvivare il gruppo "Terracchianu...." e vedere se esiste la remota possibilità di riprendere una discussione qualsiasi che riguardi il nostro comune! Vediamo di farci venire una qualche idea... magari invitando presonalmente tutti gli aderenti al gruppo!!!
Avevo in mente una sorta di bacheca delle cose che non vanno, dove ognuno può scrivere, ma non vorrei poi allargare le discussioni in una miriade di interventi dispersivi. O forse è meglio proporre alcune discussioni mirate, però ottenendo l'attenzione solo di pochi? Tu che ne dici?? Sempre che hai ancora voglia di farlo. In ogni caso... saluti!! ^_^"

Orazio

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Ciao Orazio,
con piacere ho letto la tua e-mail.
Spero che anche tu stia bene e a parte le cose che non vanno si continua ad andare avanti.
Il silenzio è una cosa terribile....!!!! direi che uccide lentamente le menti e l'intelligenza delle persone.
Da qualche giorno ricevo sollecitazioni a far ripartire terrachianu anche da Paolo Lidestri.
Mi ha mandato delle foto scattate da Francesco Caruso sulla spiaggia "scomparsa" e le doccie in mare.
Puoi vederne una foto pubblicata nel blog.
Il blog si è fermato ma nessuno lo ha mai chiuso e nessuno lo chiuderà, quando la gente avrà voglia di parlare lui è li che aspetta!
Il problema di fondo è trovare la forza di dire la propria e liberarsi dal qualunquismo imperante.
Il motivo di tanto silenzio è legato al fatto che spesso si pensa che parlare con il solo fine di scambiarsi opinioni non serva a niente.
A me sta bene qualunque proposta arrivi da te o da altri, sicuramente saranno una alternativa al silenzio!
Forse però è meglio chiarirci bene di cosa vogliamo discutere e perchè lo facciamo, se l'unico obiettivo non è rompere il silenzio!!
Saluti tChNu

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Caro Giuseppe ho abbozzato le linee generali di una lettera da inviare a tutti gli amici del gruppo di facebook e del blog. Vedi cosa te ne pare, ampliala ed integrala di tutto quello che ritieni più opportuno. Affettuosi Saluti.

Orazio

“Cari Amici, con molti di voi ho condiviso l’esperienza del blog http://terrachianu.blogspot.com/, portata avanti da Giuseppe Macaione ed altri, che personalmente ringrazio ancora; esperienza che si è purtroppo fermata per cause imprecisate.

Come molti di voi sento l'esigenza di avere uno spazio dove potere esprimere liberamente opinioni, instaurare un confronto schietto, aperto, senza posizioni pregiudiziali, dove potere leggere i sogni, le aspettative ma anche i disagi degli amici che abitano nel nostro comune. Ma anche di quelli che, pur non vivendo qui, sono legati a questi posti per vincolo familiare, per i ricordi, perché ci trascorrono l’estate o semplici momenti di relax, o perché, semplicemente, sono emigrati in cerca di lavoro altrove.

A tutti questi vogliamo dare la possibilità e chiediamo la disponibilità di dire la propria sugli argomenti che possono essere proposti o che troveranno naturale sviluppo negli spazi del Gruppo di FaceBook “Terrachianu e Chianumarina”.

E’ innegabile che la nostra comunità, come tante altre, sta attraversando un periodo di crisi profonda, in tutti i campi; deve trovarsi in qualche posto un modo, un metodo, una via per uscirne!!!

Pensare che tutto si risolva da solo, con il tempo che passa, è una rassegnazione che non mi soddisfa personalmente e che, credo, non soddisfi nessuno di noi. E l’indifferenza verso il periodo che viviamo è un brutto passo verso la rassegnazione totale, quella senza speranza.

Cominciare a parlarne potrebbe, a mio avviso, essere un buon inizio, se non altro si sconfigge l’indifferenza dilagante. Non pensiamo certo di avere la bacchetta magica per cambiare il mondo... ma è importante sapere cosa e come realmente si pensa nella nostra comunità.

Largo quindi alle idee, proposte, dibattiti, sfoghi, elogi, rimproveri, provocazioni e soluzioni. Chiediamo solo che tutto si possa svolgere nella corretta e civile libertà di espressione, nel rispetto per tutte le opinioni, anche quelle scomode, senza prevaricazioni di giudizio e posizioni politiche precostituite.

Nel gruppo “Terrachianu e Chianumarina”, sono iscritti tante persone, tra i quali anche il Sindaco ed alcuni assessori e consiglieri comunali; sono convinto che anche essi non si lasceranno scappare la possibilità e l’opportunità di intervenire al di fuori delle formalità pubbliche e per questo colgo l’occasione di invitarli ad intervenire ogni qualvolta che lo riterranno necessario o importante, anche per una semplice comunicazione.

Invitiamo ciascuno di voi di coinvolgere tutti gli amici che riterranno opportuno e di pubblicizzare il gruppo il più possibile, in modo tale da fare giungere la nostra esperienza il più lontano possibile.

Tutto... fuorchè il silenzio.

Il silenzio è una cosa terribile, che uccide lentamente le menti e l'intelligenza delle persone.

Grazie a tutti.


Eventi

domenica 25 ottobre 2009

mercoledì 16 settembre 2009

Togliamo le foto con la neve

Ciao, non so se qualcuno legger? questo post, ma sono stanca di vedere le foto della neve, tra poco torner? l'inverno e nessuno ha pi? scritto nel blog.
E' evidente che qualcosa non ha funzionato, forse le pressioni che abbiamo fatto per un incontro pubblico erano premature. Questo piccolo fallimento per? non ci deve impedire di scrivere liberamente ci? che pensiamo. Vedo Tusa spenta, le persone non hanno voglia di parlare n? delle cose belle n? di quelle brutte e questo mi dispiace molto.
Poi i giovani sono cos? rassegnati che non vogliono reagire neanche con le parole.
Scusate il mio sfogo.
Se qualcuno vuole esprimere la sua opinione sar? felice di controllare spesso il sito, perch? a differenza di altri a me piace conoscere le idee della gente specialmente se sono diverse dalle mie.
Ciao a tutti
Aurora Cascio

domenica 15 febbraio 2009

Tusa con la neve

Ringrazio Aurora per le bellissime foto che ci ha inviato.

domenica 18 gennaio 2009

Le condizioni della spiaggia di Castel di Tusa



Riporto due foto della spiaggia di Castel di Tusa che ci ha spedito il nostro amico Ninni. Le foto dimostrano l'evoluzione della spiaggia nel tempo.

"Caro Giuseppe
Ti invio due foto della spiaggia di Castel di Tusa (zona viale Europa Unita-via Nazario Sauro). Una è stata scattata nel 1983, allora c'erano più di 50 m di spiaggia. La seconda, scattata nei primi giorni di gennaio 09 dopo le diverse mareggiate di dicembre, mostra sia la distruzione delle docce ma – ancor più grave – la non più esistenza di una spiaggia (poco più di 6 m) e non parliamo del muretto di contenimento messo completamente a nudo. Ti ricordo che mi farebbe piacere la pubblicazione di entrambe le foto sul vostro intraprendente blog terra&chianu. Nel frattempo le ho inserite anche su google earth e a breve saranno visibili anche lì.
Ciao Ninni "